Il nome celeste

T’amai, prima d’esser tuo, fu quando vidi la paura, fuggire dentro una parola.   Seguii i tuoi passi, orme già percorse, figlie d’un tempo mesto, trascorso nel vano dimenticare.   Palmo a palmo mi conducesti, tra ghiande e fili d’erba, imperscrutabile confine fra sogno e realtà, orizzonte che nel tuo nome s’abbandona.   È nel chiamarti, mia dolce Miriam, che le montagne mi fanno passare, e le nuvole non coprono mai il sole.