Il silenzio dietro alla porta
Nel corridoio lungo come l’inverno
un bambino camminava piano,
stringendo nei pugni piccoli
il rumore del proprio cuore.
Le suore, con passi di pietra,
custodivano regole dure come muri,
e il loro sguardo, spesso,
era un vetro che non lasciava entrare il sole.
Le parole non servivano,
perché bastava un sopracciglio rigido
a fargli sentire il peso
di un errore che non aveva fatto.
Ogni giorno, nella stanza degli studi,
gli toglievano un pezzo di voce—
non urlando, non colpendo,
ma lasciandolo solo
dentro un silenzio che graffiava.
Eppure il bambino,
nascosto in un angolo del suo stesso respiro,
coltivava un minuscolo giardino:
un pensiero gentile,
una promessa di luce,
un sogno che nessuno poteva spegnere.
Anni dopo, cresciuto,
ricordò quelle porte chiuse,
quelle preghiere dette senza amore,
quelle notti in cui imparò la paura.