Impeto

C’è una frattura,
tra la rabbia e me,
che mi rende insonne.
Forse i miei occhi son troppo bassi,
o davanti a me c’è sempre
troppo spazio per i passi d’un altro.
Non saprei dire nulla,
se non che sento bollire ai polsi,
alle caviglie, allo stomaco, al cervello,
un cruento incontro con il prossimo.
Per ora tendo la mano,
porgo l’altra guancia,
ma solo per ora, solo fino a quando
il brivido continuerà.
È risaputo: le tempeste più impetuose,
sono accompagnate dalla quiete,
e quando non sentirò più quel brivido,
scatenerò furore anonimo e cieco,
su coloro che m’intralceranno.   03/09/2007