L'albero

 
Vidi come un’isola morta di alberi secolari: bosco millenario che chiede,con strazio e grida tacite, di morire affinché sia completezza di vita.

Il cibo è semina e si semina per vivere; la vita è seme e il seme è frutto e il frutto è albero di un seme nella terra, che fa sbocciare ogni albero dalla terra.
Nella terra tanti semi e sostanze si combinano, avviluppandosi in misteriosa alchimia; da questa alchimia, nelle viscere della terra, risorge l’albero: asse, centro della terra.
Dal groviglio di cenere e radici sale la vita (tronchi,foglie, frutti). L’alimento è la benedizione dei morti, il loro lascito e pudore: ci lasciarono un giardino con calore di frutti.
L’albero è morte e ricapitolazione, sintesi di acqua, terra, luce, aria e continua risurrezione: crescita verticale della vita del cosmo e vita senza morte.
La vita del cosmo viene rappresentata da un albero gigante vicino alla casa, dove si annida lo spirito protettore. Nell’albero c’è la divinità‐
L’albero rappresenta il genere umano e ciascuna essenza le diverse specie di uomini: i tigli per i germani, le betulle per i russi, il fico per gli indiani, le palme per gli arabi e così di seguito.
Nel viterbese i boschi di castagni e i noccioleti.

 Nel bosco, La Faggeta

Sono arrivata alle sue soglie
e vidi la tua estensione ostinata, triste.
Velluto sonnolento,
quiete storta che non finisce,
forza di abbracci millenari.
Il tuo pianto quieto di schegge e foschia è lì,
fra soglie iridescenti piangi il tuo lungo desiderio,
immenso di pensieri.
Intuisci affanni e colori,
preziosità di fiori e abbracci di corpi amanti.
Vuoi voci per il tuo mutismo freddo, capriccioso
e un corpo vivo e fragile.
Cerchi cuore, sangue e primizie di forme,
spoglia millenaria e brillante della terra!
Vuoi tempo finito, morte, canto e grido…
Vuoi sentire, vuoi entrare nella casa della vita,
Vuoi la vita breve,
vuoi accedere alla tenerezza del respiro di Dio.

E non sarà quel peso di nebbia informe, silente,
che calpesta e sgretola,
che annulla in un pozzo d’oblio!

Por los despojos del bosque

Lleguè hasta tus umbrales
y vì tu extensiòn obstinada, triste.
Terciopelo sonnoliento,
tu quietud torcida e inacabada
tu fuerza de abrazos milenarios.
Tu llanto quieto de astillas y neblinas està allì,
y entre umbrales tornasolados lloras tu deseo largo,
inmenso de pensamientos.
Intuyes afanes y colores,
preciosidades de flor y abrazos de cuerpos amantes.
Quieres voces para tu mudez frìa y caprichosa
y un cuerpo vivo y fràgil.
Buscas corazòn, sangre y primor de formas,
¡Despojo milenario y brillante de la tierra!
Quieres muerte, tiempo finito, canto y grito...
Quieres sentir, quieres entrar en la casa de la vida,
quieres la vida breve,
quieres acceder a la tibieza del respirar de Dios...

¡Y no serà aquel peso de niebla
informe, silente
que machaca, desmenuza,

que anula en un pozo de olvido!

Francesca Lo Bue ‐ Relazione al XIV Convegno " Il cibo e le sue tradizioni" 
Museo delle tradizioni popolari di Canepina
31 ottobre 2015