L'incertoPiacere

Steso il tuo corpo tra i mille rovi che osano palparti
Come è il capello sciolto la prima cosa che nel corpo tocca
Storce e trema la trama dei suoi grovigli sulle caviglie
Tacita la forma nel viso pervaso di voluttuoso sospirare
dai capezzoli a capezzali udito come conchiglie
Sanguina l’inguine deposto in papille deliranti
Vela le tue spoglie il fosco che nelle tue palpebre imprigiona
E allorché sogni la via traboccante dei tuoi desideri ti sveli
Sotto le rose e sotto la terra come seta oltre al tuo collo assopisciti
custode del tuo respiro la mia ombra sarà a vegliarti
Solo il giorno saprà svegliarti, tutti alla luce dei tuoi spiragli
riusciranno a cogliermi, a sottrarmi dalle dune del tuo manto
dove il tuo volto sprofondando sorge e brilla da un lato soltanto
le dita serpentine serpeggiano da laddove
mi sono assetato per condurre il mio ritorno a ritroso
le cupe orme ormeggiate, recuperando
levandole come si leva il sole quando mi eclisso
senza marcar la mia traccia negata
e a bandirmi anche a una sola stagione
ma se è del buio che tu hai da temere
Sarò la tua dolce paura.