L'ombra senza lividi

Non c’è ecchimosi a testimoniare il colpo,
nessuna goccia a macchiare il vestito buono.
Qui la violenza ha il passo del sussurro,
un veleno lento offerto quasi in dono.

È lo sguardo che misura, il silenzio che condanna,
la parola che ti incide come scheggia.
È il mondo che si stringe mentre lui inganna
dando un nome esatto alla tua “negligenza”.

Ti ha tolto lo specchio, ti ha rubato la voce,
ha fatto del tuo dubbio la sua corona.
E tu cammini in casa, fragile e feroce,
un’anima denudata che nessuno perdona.

La catena non è ferro: è un filo di paura
che avvolge la tua scelta e il tuo pensiero.
La prigione è invisibile, ma è la più sicura,
mattone dopo mattone, in un silenzio nero.

E gridi, ma il suono ritorna nella mente,
come un colpo che si frange dentro il vetro.
Aspetti un sole che risvegli finalmente
quel “sono io” smarrito nel segreto.

Ma sappi, donna: ogni filo è una menzogna,
e il tuo valore è roccia, mai sabbia che si scava.
Cerca la luce che non chiede alcuna soglia,
né il permesso di chi ti vuole schiava.