La Freccia

Mangio un chicco d'uva e ci vedo dentro la luna.
Si riflette sul viso di un povero uomo di mezza età disperato,
che per tutto il giorno lacrime lente e graffianti ha versato,
accovacciato sull'erba fresca di un prato
ripensa al lavoro che gli è stato negato.
I suoi figli non avranno più nulla da mangiare.
Quale futuro a loro potrà assicurare?    Quanti han pianto questa notte? Io mi chiedo.    L'uva è terminata. Rimane in un piatto lucido e macchiato,
lo scuro ramoscello consumato,
privo di frutti e spoglio come quell'albero spinoso
piantanto sul buio ciglio di un sentiero tortuoso,
dove oggi un mite ragazzino sta seppellendo
il suo gatto avvelenato dal pasto di un vicino dall'animo tremendo.
Il bambino è scuro in volto, sperduto ed avvilito,
il sale dei suoi occhi brucia come fuoco dall'inferno risalito.
Le lacrime vengo giù come foglie d'autunno destinate a ceder la morsa,
il gatto più non canta la sua strofa, immobile e silente in quella fossa.    Quanti piangono questa notte? Io li vedo.   Oltre il piatto d'uva consumato,
rimane sulla tavola un tozzo di pane indurito e rosicchiato.
Ricorderà il cuore tartassato di un traditore,
ricorderà l'illusione spezzata di un amante incolore,
ricorderà la mano tremolante di una madre nella sua furia omicida,
ricorderà la diagnosi strappata di un eroe in un letto in fin di vita.    Quanti piangeranno fino all'alba? No io vi prego.   In un solo istante, in questo stesso istante in cui tu ti perdi tra le mie parole,
oceani di pianti si riversano fuori dallo spirito ferito da una freccia di dolore.
Esci fuori da questo tema, cerca il giorno ed il tuo sole;
vivi di sorrisi senza pause, che son miele dentro il cuore.
Il dono più grande che io son destinato a portare
è quello di afferrare l'anneggato in mezzo al mare.
Questa è il mio orgoglio, la mia forza e la mia passione,
far della tua gioia, il fulcro della mia missione.