La terra della gioia

La terra della gioia

La terra della gioia è splendore
di calde sfumature variopinte
che brindano al cospetto delle stelle.
Lì tutto è danza vorticosa
tremulo istinto che gronda passione
dove il domani è vago, lontano.
Non ci sono angosce né rimpianti
placido il sonno che ride alla luna.
Dei giovani amanti rapidi i cenni
assecondano la trama dei sogni
incisi in un cielo screziato di speranze.
Li guardo crescere, i giovani di oggi
e mancano quelle liete risate
all’appello di una clessidra che già
ha scandito metà del percorso.
Che ne è della parte consumata?
Ho vissuto con granitica coerenza
o almeno questa è l’impressione
ma ho trascorso naufrago tra i flutti
la parte più propizia del viaggio.
Ho sempre cercato sintonia
un vento tiepido che mi sfiorasse
la pelle, ma ho avvertito spesso
il freddo dell’anima. Perché?
Non ho da offrire facili risposte
la libertà è stata il mio mestiere
e la ben rotonda pienezza di senso
che a stento rintraccio in questo esilio.
Ci sono state scintille di luce
ma svanite presto all’orizzonte
e perlopiù del tutto inafferrabili.
Mi cercano gli umili e i diversi
che in me sperano seria comprensione
spesso fornita in misurata dose
perché non aspiro alla destra del padre.
Forse ho qualcosa da insegnare
ma talvolta ciò mi spaventa:
come può essere un esempio
chi non ha ancora imparato a vivere?
Estraneo alla terra della gioia
magari ho vissuto in un’isola sicura
compagno di silenzi e solitudini
con sophìa e poesia a farmi da sorelle
e non nego, il calore familiare.
Cercherei un approdo sereno
perché assai duro è il mio sonno
ma sempre meno appagante
o di specchiarmi nelle onde del mare
ospite discreto dei miei versi.
Chissà se nell’immensità della notte
possono trovar posto quelli come me
magari seguendo un stella nel buio
che forse non potranno mai raggiungere.