La tregua del focolare
Il rosso e l'oro sono sempre stati tinte
di un sipario calato, un'eco stanca.
Non sento il coro che la gioia canta:
per me, la festa è solo un'ombra vinta.
Ricordo il collegio, gli anni delle elementari,
dove il Natale aveva il freddo delle pietre.
Non luci calde o doni tra le vetrine,
ma l'odore di incenso, i passi solitari.
Le suore, il gelo in chiesa, l'obbligo, la Messa,
una liturgia più che un giorno d'affetto.
La disciplina al posto di un caldo tetto,
e ogni Bambin Gesù sembrava in attesa
di un giudizio severo, non di una carezza.
Così, la sacra festa, spogliata d'incanto,
fu il primo seme di un sordo pianto,
un'allegria imposta che non trova bellezza.
Poi, i vent'anni, e il mondo si è fermato:
il vuoto improvviso, l'assenza di mia madre.
Il cuore strappato, senza più le squadre
di un affetto vero, l'albero spezzato.
Così, per anni ho guardato attraverso un vetro
questa celebrazione di gioia e abbondanza.
Un astio sincero, senza più speranza
di sentire il calore che in me è andato retro.
Ma la stagione tornava, il vecchio astio pronto,
scudo alzato contro i canti e gli allori.
Finché un varco si è aperto, con i tuoi colori,
e l'ombra di un passato ha trovato un confronto.
Poi sei arrivata tu, luce discreta e tiepida,
a fendere quel grigio, a mutare il panorama.
Non hai preteso gioia, non hai chiesto fiamma,
ma solo un posto accanto, una presenza limpida.
Il Natale ora ha i colori del tuo focolare,
non più l'eco austera di mura di convento.
Non è la messa fredda, non è il pentimento,
ma il tavolo affollato, il vostro accogliere.
La tua famiglia, un rito gentile e nuovo,
dove l'amore non è un peso, ma ristoro.
C'è un chiasso misurato, un gesto d'oro,
e un calore semplice che piano io ritrovo.
Il vuoto non scompare, la ferita è ancora lì,
sotto le stelle, sotto il dolce suono.
Ma l'ombra della madre, il peso di quel tuono,
per un momento accetta di farsi meno.
Non è amore folle, non è estasi sognata,
ma una tolleranza che sa di pace vera.
Una tregua concessa in questa atmosfera,
la tua mano nella mia, una vita ritrovata.
Io porto ancora dentro il mio dicembre amaro,
il lutto e le assenze, i giorni di collegio.
Ma tu m'hai dato un ponte, un nuovo privilegio:
sedere con voi, respirare quest'aria.
E in questa condivisione, nel vostro affetto dato,
forse il Natale non è più il giorno maledetto,
ma un momento in cui l'amore mi ripara.