Le rive di un altro mare

Cielo infinito
sopra di noi,
sdraiando l'anima
senza risacca,
tremano le schiume
nei bordi senza fine,
perduti,
nel lungo latte stellare.

vertigine di spazio, volontarie
le cerimonie di tenebre,
sostenute
da incantesimi premeditati,
probabili giochi
di notturne vergini,
destinate
al discontinuo vortice,
sorprese
da comete senza presagi
e farne presenze
e spericolate venture dove starsene
ventilando supposizioni
al centro della barca ondeggiante.

Dove, mormorando
sensi,
tra il piede e il dire
che sfiora l'acqua
immobile e sensuale,

dove, guardando il bordo
più in là,
rotonda vertigine,
bisbiglia il dolore.