Nel cielo delle tue pupille
Nel cielo delle tue pupille
ho deposto il mio nome
come una cometa stanca
che non chiede ritorno
ma solo ardere.
Se un giorno il mio cuore, distratto dall’umano,
si inchinasse a un altro volto,
non condannarmi:
abbracciami.
Fa’ delle tue braccia un perdono di carne,
una tregua contro l’esilio del sentimento.
L’amore non è fedeltà di mura,
ma fedeltà di respiro:
restare quando il vento cambia direzione,
quando la bussola impazzisce
e indica ancora te.
Io ti amo come si ama ciò che trema:
con mani lievi,
con timore sacro.
Ti amo nella grammatica dell’assenza,
nei verbi non coniugati del per sempre,
nelle sillabe mute del per mai.
Se inciampo in un altro destino
stringimi più forte,
come si stringe un’anima
prima che cada dalla luce.
Perché anche l’errore,
se accolto,
diventa una preghiera
che sa tornare cielo.