Non altro, più che la vecchiaia.

Non altro, più che la vecchiaia, ripudiavo maggiormente
prima che io t'incontrassi.
Adesso che t'amo, sarei capace di stare allo specchio
a contare con te ogni ruga diversa
sul mio volto, ogni giorno, ch'appare.
Null'altro che onde del mare, veloci e sinuose,
erano i miei letti d'amore nelle sere d'estate,
palme rigogliose erano le sole mani d'ombra
quando giungevano le ore dell'ozio,
spiagge roventi incalzate dal sole,
i miei campi infiniti dove correre altrove;
e nient'altro che queste desiderava il mio cuore,
prima che io t'incontrassi.
Adesso che mi hai conosciuto,
io non aspiro che ai venti freddi del nord,
che ti scompigliano adesso i capelli stupendi,
o le bianche scogliere lontane di Dover,
che ti danno adesso una parvenza d'orizzonte,
o gli infiniti campi verdi sprofondati nella nebbia,
che non ti fanno dormire neanche un minuto;
e nient'altro che quelle adesso io cerco,
pur di starti vicino.
Non c'erano occhi o parole in essi, d'amore,
nei volti a serrande socchiuse per le strade in cui vagavo,
che a me interessassero per anche un solo istante.
E nei mille e più mille che risplendono adesso,
nelle notti o al mattino raggianti calore,
nient'altro che miseri soli io vedo,
ora che ti ho coosciuta.
E se all'orizzonte miravo lo sguardo
fantastici viaggi di uomini soli vedevo,
le facce nascoste del rosso del cielo,
le nuvole rapide nel mutare candore
o le corse di bimbe sulle strade dell'aria;
nient'altro che miseri sogni essi sono
adesso che t'ho conosciuta.
E se all'orizzonte io miro lo sguardo
te vedo,
lontana
e i tuoi occhi enormi sopra il mondo.
E non viaggi o uomini soli, non corse di bimbe o nuvole strane,
nessuna faccia io vado cercando,
ma te,
lontana
e i tuoi occhi enormi sopra il mondo.