Non c'è ragione

Io mi rivesto la mattina del desiderio premuroso di ogni vento
e sosto, credulona,
ché la paura è il susseguirsi di una foglia
all’altra, di solo un attimo caduta e inciampata
a piedi pari
là dove inizia la foresta senza luci,
l’ala sperduta di un committente mascherato
che ritorna.

Non c’è ragione, e me l’hai detto tu
spaccando soli come gherigli duri
verdi di dazi su sentieri che straripavano la terra
solchi di rughe mosse dalle contestazioni di un passato
stretto al muro

e me l’hai detto tu:

l’ombra non si assottiglia mai
sotto la luna fredda di dicembre.

Così io mi accanisco ‐ mentre ti volti al maggio delizioso ‐
a ricercare le mie pepite di cartone, il raggio sbieco
che mi colorargento la punta delle dita, 
la nota bassa della mia ennesima canzone

e con il margine dei giorni mi ci aggrappo
alla voragine di quello specchio danneggiato,
al visibilio dei miei coriandoli scaduti

perché del rosso ho fatto festa
ma resta ancora il blu da sgocciolare
a notte a notte
sopra i miei piedi scalzi

come l’incanto di un segreto tiepido
tra le pareti lisce delle rosebianche

in quest’assenza di profumi
che mi accarezza ciò che sono stata ovunque

(dimenticata).

 

20/12/2006