Guardarti,
provare a sfiorarti mentre dormi,
baciare i tuoi gomiti,
toccarti le labbra col dito intinto delle lacrime della mia stupidità.
Fissare i tuoi occhi chiusi,
carezzarti i capelli argentati dalla luce della luna,
disegnare i contorni del tuo volto diafano.
Ti muovi,
le tue mani s’intrecciano,
non oso svegliarti.
Sono io che son sveglio,
che non so più sognare.
Perdonami.
L’alba.
27 febbraio 2008
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