O bella Italia

O bella Italia

Straniero mi sento nel tuo grembo,
sono sempre in procinto di salpare
per respirare la libertà e la luce.
Il vento,però,non spira in poppa
ed io attendo,mirando l'orizzonte.
Come l'uccello,cui fur tagliate l'ali,
non può spiccare il suo leggero volo,
nell'azzurro cielo,dove quiete regna;
così io resto nella vecchia tana,
dove l'ombra è sempre più profonda,
dove politica è demagogia immonda,
dove a mortorio suona la campana.
Qui mi sento un verme,che si nutre
del frutto marcio,nel qual fu generato,
dentro il quale vive ed a forza alberga.

 Gino Ragusa Di Romano
Da "Accenti d'amore e di sdegno"
Pellegrini Editore ‐ Cosenza  2004