Oltre la tempesta

Non vedremo più i tamerici
avvinti all’assetata luce,
nembo o vortice che assonna i lidi
dal mare irrompe in spume,
Torneremo alla tempesta che
sparpaglia un 'acqua a un suolo
che barbaglia, ricorderemo ch’era l’ambra
il presagio il cane impazzito che abbaia.
Il tempo che tu pensi sovrano, dacché inarchi le ciglia!
Qui si  è fermato,
qui non ti si raggiunge, la mente distoglie d’un tratto
ogni suo atto, è l’istante in cui qualcosa
t’ha salvato con invisibile mano,
Mario puoi vederla nel buio agitarsi d’un ramo
slegata all’esilio che la chiude
e discesa a te per finestre mal chiuse,
e trapela un  presagio di ventura dall’aldilà.
E’ la stampato su uno specchio di lago
ciò che poteva essere di te altra sorte
ma non è stato.