Padre

Quando si avvicina l’ora
del crepuscolo, padre,
mi pare ancora di sentire suonare
alla mia porta.
Sei tu, caro papà,
come allora che
ogni giorno, verso sera,
vieni a trovarmi e
mi chiedi della
mia giornata, di quanto
mi è accaduto, dei miei
problemi di donna,
di madre e del lavoro.
Ascolti in silenzio,
ma i tuoi occhi parlano,
sono allegri e sorridenti
se qualcosa di positivo mi è accaduto
e tristi e seri se percepisci o sai di
qualcosa che non va,
di qualcosa che mi fa soffrire.
Ecco il ricordo, il tuo ricordo
divenuto realtà di tutti i giorni, padre,
come tutti i giorni venivi a trovare
tua figlia, madre già, ma
sempre figlia.
Era un sostegno per me
la tua presenza.
Tornavo a casa dal lavoro
stanca
e poco dopo arrivavi tu
e con la tua presenza
rendevi meno faticose
le mie serate.
Solo il sapere che
avrei trovato anche te,
padre,
a casa al mio ritorno
mi faceva sentire
in pace con il mondo.
Ti sedevi accanto alle
mie bimbe e leggevi loro
la storia di Heidi, del Nonno
e di Nebbia.
Raccontavi
storie immaginarie,
ascoltavi i loro discorsi,
le facevi ridere, cantare, giocare.
Eri loro nonno, una presenza sicura
e il mio cuore era
pieno di gioia per
l’amore che riempiva
tutta la mia casa.
Hai recuperato in quei tempi
tanti vuoti della mia infanzia
e ho conosciuto veramente
cosa voleva dire
avere “un padre”.
Ma poi, c’è anche
un poi….
Ci siamo persi per un po’, sì,
ma anche ritrovati,
ritrovati ancora come prima
a parlare, cantare assieme,
ridere, giocare e anche
a piangere, papà.
Papi, anche se ora non sei più
su questa terra piena di dolori,
ti sento vicino ed ogni sera
vieni ancora a trovarmi
ed io conto su di te come allora,
sul tuo sostegno e sul tuo amore
di padre
nelle sofferenze della
vita più grandi
di me, sapessi papà. Natale 2004, dedicata al mio caro Papà