O tu monte,* che ospitavi
un carcere remoto,
che sì dolcemente lambisci
le natie rive, le accarezzi
e dolcemente le colpisci!
O antica roccia,
che ti ergi dalle salse acque
di Palermo,
che a tante civiltà
desti sostentamento,
con l'alitar mite della marina,
con lo spiegarsi lento
delle reti sulla tonnara!
Terra natia, che sovente
mi hai fatto fantasticar!
Perché le tue strade
stridono luttuose?
Perché remoti mali
così ti schiantano?
(27/8/1995)
monte: il Monte Pellegrino, che al tempo degli antichi greci e romani ospitava un carcere.
Da Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC Edizioni, 2009.
2 febbraio 2009
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La voce della poesia non è mai passiva. Questa voce cerca sempre di emozionare, portare allo scoperto l'anima, "l'obliato proprio sé fanciullo", emozionando poeti e lettori capaci di ascoltarla e, sottolineo ascoltarla, nell'accezione più profonda del termine.
Da: Emanuele Marcuccio, Pensieri minimi e massime, Photocity, 2012.