Pensiero a me stesso vecchio, se lo sarò

Che sei vecchio te lo dico io, ora, se, come tanti, anche tu lo negassi a te stesso. Nella vecchiaia si entra così a poco a poco, che non c’è una porta che ne segna l’entrata, e la si vede per anni e anni in lontananza, che non ti accorgi di vederla da dentro, se non ci sono gli acciacchi a ricordartelo.
Che sei vecchio, quindi, te lo dico io, ora. Ma tu non lo negherai a te stesso, se sarai ancora io, se la realtà del sogno ed il sogno della realtà ti sorreggeranno ancora, perché io ti lascio i sogni, e non i rimpianti, che sarebbero più consoni a quella età.
[Ma tu come puoi averne di rimpianti, se la tua vita hai lasciato che si volgesse quasi come acqua piovana: per caso caduta e per caso guidata, dalle pieghe del terreno, fino al grande mare!?]
Forse è per questo che non ho realizzato i miei‐tuoi sogni; per lasciarteli quasi come li avevi formulati, dopo averli presi, lasciati, ripresi e rilasciati, cento mille volte, ogni volta come fosse la prima…
[Quale miglior stratagemma per un sognatore dimenticare i sogni rincorsi, così da trovarsi sempre esterrefatti, anche quando si ritorna sui percorsi già fatti!]
Chi non sogna non vive, e si vive finché si sogna
E tu devi vivere fino all’ultimo, e quando proprio non ce la farai più
Sogna almeno di sognare.