Pensiero poetico sulle foto d’una EX

Capita che m’imbatta in delle foto
– quelle che m’hai lasciato –
che non sono un album vero e proprio,
più delle scene, di cui nutrire
negli intervalli di scarsità
gli appetiti d’una affamata mente.   Ne vedo d’ogni: braccia tese nella guida,
profilo intento, uscente da un negozio,
sorpresa da uno scatto; coming soon…
ma ciò che s’evidenzia è quella gioia,
vederti ridere, di gusto, anche col corpo
davanti al mio obiettivo, nonostante
non sia certo capace di dipingere
nell’attimo l’amore che c’è in ballo
nel tratto d’aria tra soggetto e scatto.
Ma gli somiglia un po’! lo evoca,
in quelle prese che poi fissano
qualche cosa che si può vedere
(non so se è solo cosa mia)
che l’irrequieta immaginazione
vede, come un link attivo
da cliccare e raggiungere la pagina.   Quei luoghi, quelle facce sono veri
ma in un vecchio calendario. Chissà
in quest’istante ove sarà quell’uomo,
l’auto, il gatto nello sfondo.   La capacità a saper ritrarre,
di mettere la vita sui sali d’argento
non è quella esclusiva del fotografo,
o anche sì, ma aiutata dall’amore
che è comunque funzione del tempo:
in fisica sarebbe: A = f (T).   Ci sono io, ci sei anche tu
la linea che ci unisce – la distanza
tra lo scatto ed il soggetto – fa la coppia
ma è diverso il tempo in quelle foto
e diverso l’amore come sua funzione.
Seppur tu rimani bella come allora
baratto la fotocamera con la penna,
immagini e ritratti, con parole non d’amore.   15 giugno 2008