Perchè hai voluto un figlio

Un ragazzo dimagrito, che si vede appena. Si nasconde, silenzioso come un’ombra, tra i pensieri di genitori separati. Il padre e la madre, distanti, ognuno per sé. Non si curano della vergogna, ma lui, in particolare, sarà poi criticato. Soprattutto quando i figli sono grandi, la gente può dire: “Ma dov’è quel genitore?” Eppure quella vergogna pesa, invisibile ma tagliente. Perché quando si cresce, la domanda si fa più forte: “Dov’è chi avrebbe dovuto esserci?” Era sparito, lontano, o perso in un’altra terra? Bisogna essere capaci di seguire l’adolescenza, di restare presenti quando serve davvero. Se non ci riesci, allora domandati perché hai voluto un figlio. Se lo hai fatto solo per salvare l’apparenza, per poter dire: “Anch’io sono padre… o madre.” Allora mi chiedo: il legame di sangue, o il cognome, contano davvero? Conta chi resta accanto, chi sceglie di esserci veramente. Non solo di nome, ma con i fatti.