È un bisbigliare
puntuale nel baccano
di voci impermeabili
‐la notte ci soccorre
ringhiera su città distoniche‐
incavi qui di voli convenuti
un ordine ci prende
in castelli di erebie,
prolungamenti
sopra lo sgretolarsi del minuto
a crescere parole e crome
è un belvedere
via dai deserti.
C’è un ramo d’etere
in mezzo a schiene d’ombre
vorremmo la sua forma
un’autorevole mancanza di dolore.
4 marzo 2019
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Essere vuol dire fuggire il non essere. Chi non è non sa come sarebbe, se fosse.