Quando eravamo giovani

In una coltre
di muri senza cielo,
sotto un soffitto sterminato
di universo a tralicci e pianeti,
che la distanza è un passo,
la maturità un piccolo occhio,
rimaniamo prigionieri
di questo tempo,

trattenuti in una stanza
da elementari giochi d'ombra,
sulla mano le indicazioni
per non perdere
nemmeno un sogno,

il giorno fuori
è senza lividi,
forse è fantasia,
gli sguardi polverosi
sono cinti dalla serratura,

esasperiamo un'unica speranza liscia,
senza paura,
addolciti da una pelle di bacio
avara di limiti,

domani senza catene,
è già festa,
e stanotte possiamo anche
andare a dormire tardi

(questa poesia è un personale
omaggio a Charles Bukowski)