“Quando l’anima tace”

Vi sono dolori che non parlano,
ma si rannicchiano nell’anima
come bambini smarriti nel freddo.
Gridano senza voce,
si aggrappano alle costole,
vivono nascosti tra sogni spezzati
e silenzi educati.
L’anima, stanca di guerre invisibili,
indossa sorrisi come corazze,
mentre dentro crolla con grazia antica,
come un tempio che implode
senza fare rumore,
per rispetto verso ciò che ha amato troppo.
Cammina non per fuggire,
ma per restare fedele a sé stessa,
con passi lenti e sacri
sulle macerie delle proprie promesse.
Non chiede luce:
diventa brace che scalda,
resta accesa anche nel vento.
E quando nessuno ode quel crollo silenzioso,
lei si fa terra,
nutre con il suo stesso dolore,
genera forza dove prima c’era vuoto.
Porta le ferite come reliquie,
e abbassa lo sguardo
non per vergogna,
ma per reverenza.
Perché chi ha conosciuto l’abisso
non cerca salvezze
cerca presenza.
Occhi che restano
anche quando la luce vacilla.
E lì, in quell’istante rarefatto,
non ha più bisogno di parole.
Basta un respiro,
e l’anima tace.
Ma non è più sola. Di Raffaella Frese