Quarto d'ora di poesia della “X MAS”

Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi
benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani
lambicchi di ventosi pessimismi
Guasto al motore fermarsi fra Italiani ma voi voi ventenni siete
gli ormai famosi renitenti alla leva dell'Ideale e tengo a dirvi che
spesso si tentò assolvervi accusando l'opprimente pedantismo
di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi
meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il
ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a
mezzo il campo di battaglia
Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe
ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora
smaniate dal desiderio di comandare un esercito di
ragionamenti e perciò avanti autocarri
Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola a
questi solenni professori di sociologia formiche termiti api
castori
Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d'ogni
quotidianismo e faro di una aeropoesia fuori tempo spazio
I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella
viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano
impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno
esplodono
morti unghiuti dunque autocarri avanti
Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini
cocciuti nello sforzo di seppellire primavere entusiaste di gloria
ditemi siete soddisfatti d'aver potuto cacciare in fondo fondo al
vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che
non muore
Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo
ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo
prima del tempo
Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi
fermatevi volantisti italiani aveva bisogno di tritolo ve lo
egaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal
midollo dello scheletro
E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con
la rima vetusta frusti le froge dell'Avvenire accese dai
biondeggianti fieni di un primato
Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa
Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano
Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la
voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante
cattedrale coricata a implorare Gesù con schianti di petti
lacerati
Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di
preghiere
Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti
traforati dal veemente oblio eterno