Quattro Cento Cinquantaquattro

Il mio due novembre piomba, impallinato,
nel mese della carne mascherata, del
lauto martedì. Sono morta fra una
Colombina e la piccionaia delle
montagne incrostate di case
mentre il postino sbaglia indirizzo
e dal forno i lieviti risorgono in sfoglie.
Sono morta del mio amore nel turbinio
di fogli mutilati in lazzi variopinti.
Al mio capezzale riconosco buffe
congreghe di streghe e fate
che mi vestono da sposa.
Vogliono ridere anche loro e sono
io il carro vincente così intabarrata
di bianco nel giorno del nero.