Rien ne va plus

Chi mi ha giocato non ha mai vinto nulla.
Del resto non so che dirti,
mi basta guardarti,
utopia prenderti e afferrarti,
inutile parlarti,
raramente i gabbiani volano alti, 
se non la notte, 
quando il mondo sforna nuovi sogni
e di tutto quel resto se ne fotte:
mentre pescherecci tacciono in attesa di tirare su le reti,
col rischio di restare impigliati a sogni di gloria obsoleti,
controindicazioni incise su sabbie mobili dai contenuti poco lieti,
direzioni confuse, geroglifici per analfabeti.
Chi mi ha giocato non ha mai vinto nulla,
sconosciuta la dolce angoscia del dondolare di una culla,
applicazioni tecniche, teorie dialettiche, 
soprusi a forma di cuore scivolati via, tra sangue e lattice:
deceduti tutti gli sguardi incastratisi tra orbite ellittiche.
Che aspetti, provaci a puntare, 
lo shock anafilattico è un rischio che si può evitare,
mescolando insieme alla saliva, il sangue ed il sudore.
Vieni, riempiamo i calici e tendiamoli protesi verso il niente, 
splendido orizzonte,
ma dobbiamo fare in modo di riempire del nostro oggi i due bicchieri,
evitare la comoda premura di renderli colmi del mio e del tuo ieri, 
navigare a vista non porta mai a nessuna conquista,
lascia andare, beviamoci tutto l'oggi, tutto,
giù fino alla giugulare, che aspetti non hai il coraggio per puntare?
Ti comprendo.
Chi mi ha giocato non ha mai vinto nulla,
sono più basso di un ambo e più magro di una cinquina,
ma per quel che può bastare, sappilo,
scrivo ancora con la china.