Ritorno alla poesia

Ritorno oggi sui banchi del liceo

dei lirici greci un libro apro

leggo piano lentamente  a caso:

Mimnermo elegiaco giambico Ipponatte

la divina Saffo tra i melici monodici

Alcmane e Ibico tra i melici corali.

Da ciascuno di lor così  uno o più versi

tolti senza affanno troppo  o cura:

“E’, gioventù preziosa, come un sogno

Curva su me vicina al lume Arete

L’acqua fredda risuona tra le rame

Del melo e la radura un’ombra

Dormono i vertici dei monti e i baratri,

le balze e le forre e le creature

della terra bruna e i pampini,

graniti entro il segreto ombroso

dei tralci, danno fiore.” Cosa poi dire?

Versi cristallini puri che s’intrecciano

tra loro quasi a comporre un’ode

dolce sublime dal sapore lirico intenso,

oggi versi  buttati lì li chiaman poesie

dove il soggetto quando presente

rincorre il predicato  dove il verbo

è mancante o sottointeso per non parlare

di concetti che cozzano contro la ragione,

Fosser almen pindarici i loro versi

nessun volo tonfi e ritonfi sottoterra

ripongo in modo piano religioso quasi

questo libro poi posto  in evidenza  nel  cassetto.

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Nota: da “I lirici greci” tradotti da F.M. Pontani‐Einaudi Editore –Torino 1969