Mi adagio mollemente sulla poltrona
calco le spalle contro il morbido schienale
accavallo le gambe
congiungo le palme delle mani
tra le ginocchia le racchiudo
guardo svogliatamente il piano della scrivania
carico di carte e di lavoro
reclino indietro il capo
fisso gli occhi al soffitto e mi domando
dove la mia vita s’è inceppata
in quale giorno o minima frazione temporale
ho dirottato le mie scelte
verso una destinazione ostile.
Giacendo su questa poltrona
col fare di una madre debosciata
attendo di essere guidata
dalla divina volontà.
28 dicembre 2005
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