Sei Cento Cinquantatre

Se tu non avessi avuto una tale
perizia di interni, l'abilità di suonare
certe campane dondolate dal tocco,
dall'ora, mezzogiorno o poco prima,
se non ti avessi sorpreso a cercare
privo della confusione di chi cerca
davvero ma con la certezza del predatore
di oro, di quadrifogli, di acque sulfuree
e sotterranee, chissà forse mi sarei
detta arca e speciale, arata per prima,
modanatura di alto lignaggio,
da asta e non da mercato.
Ma tu ti muovevi al buio meglio
del gatto padrone di casa, con
una teca intera ed una tastiera,
hai scelto il pulsante giusto.
Push.
Insomma, chi vuoi convincere
con quell'aria da novellino, da
matricola dei letti  e delle pedane
in cui si sciolsero altre faccende?
Certe maestrie non si possono
nascondere bene, stanno sempre
in agguato, si può provare a
fingere, zoppicare per non sfoderare
il trotto, ma una volta avviata
la corsa non c'è niente che
ferma il talento covato fra zoccolo
ed ossa. E tu mi sorridevi
con gli occhi puliti del bimbo
al primo banco del primo giorno
di scuola,  il fiocco annodato
da qualcun altro  ma sotto le
mani sudaticce e pivelline,
stavano metri di pelle già
soddisfatta e cantata.
Un coretto disciplinato dai differenti rodaggi.