Sei Cento Diciassette

Non sono ancora nata: quando
accadrà, il mio vagito dovrà spezzare
il mondo, il cordone srotolarsi fino
all'inguine della montagna, noioso più
del velo dell'ultima sposa, retto da quattro
damigelle trafelate, ridicolo crasso
edulcorato, mondate le budella, accolgono
il ripieno. Non sono ancora nata:
quando accadrà voglio tante braccia
quante saranno le mie smorfie, essere
accarezzata da prodigio, schiaffeggiata
non più di una volta, dalla pelle leggeranno
il mio futuro, tenera posa raffreddata
dopo il rigurgito, sul fondo dorme quasi
sempre la verità. Non sono ancora
nata e quando sarà voglio essere lucida
quanto una perla, il sangue, farcitura,
ipogea, tenuto giù all'inferno;
voglio essere pulita, come  venuta da un
ordinato anfratto  e non dalla calda conca
prosciugata dal tuono della spinta.
Venire come una nevicata improvvisa,
quando tutto il cielo è in apnea, immobile,
una bestia coricata sul fianco
in mezzo alla carreggiata  che sembra
morta finchè,  guardandoci, non  schizza via.