Sei Cento Sessantaquattro

Non bisognerebbe mai insegnare
che esiste un amore perfetto
perfetto; la vite che riconosce
il pampino dalla filettatura  e scesa
a valle per la spremitura,  con la testa
che le gira, incastra bacino e gabbia,
portentoso il meccanico contatto.
Non bisognerebbe mai udire il
" sei tutto per me, la tavola e
pure il vino"strizzata mammella
del Bacco travestito, indomita
la doratura sulle corna ottobrine
a chiudere la generosa lampo
portatrice, oh aurea traghettatrice,
dei doni custoditi negli uteri
grondanti. Non bisognerebbe mai
dire di aver visto agganci incredibilmente
combacianti con affezioni da torsolo
alla mela: è bello non sapere, ipotizzare,
mai scardinare alla porta la porta
che appunto porta all'osso perfettamente
ad agio nella nicchia, Madonnina eburnea
sorride dalla teca, il femorino impacciato
impiallacciato nella coscia tumultuosa.
Perchè se esiste tale bellezza, se esistono
tali imbandimento e leccornia da dei,
se esistono, dicevo,  e non ci toccano o solo
ci sfiorano come avvenne per me
un mercoledì che era mercoledì
per tutto il Santo mondo,
ma poi si infrangono, allora tutto
vorrei che esserne nuovamente
consapevole e fuggiasca.
No, non bisognerebbe mai alzare
la voce e chiamare questa creaturina
tanto naturale ‐eccezionale il Signor
amore per poi saperla crepata
come la mattonella in un sismico
turgore. Parimenti con quale cuore
al malato che è terminale si potrebbe
far mai annusare il medicamento
miracoloso senza poi somministrarlo?