Sera di settembre

Scrutare il mare verso sera è sfogliare le pagine dell’ignoto un penetrare durante la veglia nel mistero del sogno è impadronirsi delle nostre memorie terapia che squarcia la patina opaca dell’oggi è violare il labirinto dell’anima bussare a porte chiuse da tempo svelare luoghi e doni inaspettati.

Per questo una poesia si scrive ammirando il mare ospiti discreti di un miracolo che si compie all’insaputa di noi stessi. E’ varcare i confini del già visto è un delirio sacro in cui si rischia la dannazione o una carezza divina.

La poesia è l’arcobaleno della vita e il suo canto il lamento di Dio mentre prega per la stoltezza degli uomini. Poesia è creazione di senso e potersi specchiare nell’immenso che il mare al tramonto squaderna svelando orizzonti poco usati come le rotte di antichi velieri.

Scrivere versi una sera di settembre è assistere ad una messa profana innanzi al mare che si ritrae in silenzio è ascoltare il respiro del cosmo mentre ride delle nostre miserie.