Siamo sette

Vidi una cara contadinella,
ch’aveva ott’anni,
come mi disse, 
bionda ricciuta, bella, assai bella
con le due grandi pupille fisse.

Presso il cancello stava. Ed io: “Figlia, 
quanti tra bimbi, siete, e bimbette?”
chiesi. Con atto di meraviglia, 
ella rispose: “Quanti, noi? Sette”.

“E dove sono? Di', se ti pare”,
le dissi, ed ella mi disse: “Ma...
noi siamo sette: due sono in mare:
altri due sono nella città;

altri due sono nel camposanto,
il fratellino, la sorellina:
in quella casa che c’è daccanto,
io stò, con mamma, loro vicina”.

“Tu dici, o bimba, due sono in mare, 
altri due sono nella città;
e siete sette. Questo mi pare, 
è un conto, bimba mia, che non và”.

“Sette tra bimbe” diceva in tanto, 
“E maschi, siamo. Due son qui presso
in un cantuccio del camposanto:
nel camposanto, sotto il cipresso”.

“Ma tu ti movi, tu corri: è vero?
tu canti, ruzzi, hai fame, hai sete:
se quei due sono nel cimitero,
cara bambina, cinque voi siete”.

“Verde” rispose “ verde è il lor posto:
lo può vedere, lì, se le preme:
da casa in dieci passi discosto: 
mi siedo in terra, sotto il cipresso
con loro, e loro conto le fole.

E spesso, quando la sera è bella,
e quando è l’aria dolce e serena, 
io là mi porto la mia scodella,
e là con loro fò la mia cena.

Prima a morire fu Nina: a letto 
tra sé gemendo, sette più dì.
Poi, l’ha guarita Dio benedetto;
ed ecco allora ch’ella partì.

Nel camposanto così fu messa, 
e quando l’erba non era molle, 
io col mio Nino vicino ad esso, 
mi divertivo sulle sue zolle.

Poi quando cadde la neve, e bello
sarebbe stato correre, tanto;
dové partire pure il fratello, 
ed ecco che ora le stà daccanto”.

“E quanti dunque siete ora voi
se quei due sono nel paradiso?”
“Sette” rispose: “Sette siamo noi!”
meravigliando tutta nel viso.

“Ma sono morti quei due! Ma sono 
lassù! Son anime, anime elette!”
“Che!” ripeteva sempre un tono:
“No, sette siamo. No, siamo sette”.