Suite per Irne

Perché non devo turchineggiare nella piscina
della tua carne abile nuotatrice
scavalchi l'onda di cui insaliva mia promenade
gli  ignudi capezzoli in me refratti
uragano di cui si parla nel golfo
il refuso è alla cappa di una prua
calata ancora in me burrascato
notte è piena di aghi di brina e musiche acri di sudore
nel tronco si conficcano
il pino si sveglia alla primavera mi ossigeno dalle tue labbra
di primo mattino
seduto sulla sponda di un ruscello
odo cinguettare acque tra le pietre imperlate
di neve d'alta montagna e le nostre voglie
il camoscio tira intervallati a tiri barrelle d'erbe
di uno squarcio di prato rapito dal vento
nella fantasia rarefatta
manca l'ossigeno alla sottile parola nei libri d'artista
in una nota cresciuta nell'ouverture che portiamo
fino al fortissimo
fortissimo il mio grado intermedio
il tuo fortissimo debole giunge veloce nel mio giorno
frastagliato d'ombre
mi hai tenuto nella tua bocca anche quando tu nemica
rinunciavi ad amarmi io figlio naturale
hai mangiato di me la polpa
la scorza me la cucio addosso per ripararmi dal vandalismo fatalismo
il profumo è coperta dissuggellata dal sole
sarò lofòforo per ingigantirti in me.