T'ho vista stasera, col monte del naso affacciato nell'acqua

T'ho vista stasera, col monte del naso affacciato
nell'acqua, mentre scacciavo il sole calante
con un soffio stanco. Eri sull'acqua, come quella
sera, quando s'arriciavano i piedini delle alghe
in superficie. Timidi abbracci di stelle marine
erano i piccoli tuoi seni che tu mi scagliasti
attorniati di baci. E presi le tue spalle bambine
in un girotondo di grida, mentre gli astri
da sopra vegliavano a che le onde brillassero
bene. E la tua faccia nel buio si vedeva ben
poco, nella coperta di mare. Il tuo corpo concesso
all'amore ballava, come appresso al vento
d'estate ballano i pini e scuotono all'aria mille
foglie aguzze e verdi. Come nel cielo di miele
ballano gli aquiloni dei bambini, e fan faville
e si rincorrono. Come all'orizzonte, le vele
delle barche dei pescatori. E i tuoi nudi piedi
e le tue spoglie cosce, colonne di marmo
al chiaro di luna, contravvenzioni a cento divieti,
lasciano così, il mio corpo, questo corpo, inerme
ancora, ancora. Torna amore, torna, ti chiedo,
perché il mare così grande m'impaurisce.
A raccogliere i miei resti torna, ti prego,
perché ancora questo amore mio non finisce.