TRe Cento Settantuno

Sulla piaga di fresca fattura semino la dose cicatrizzante. A taglio dell'ulcera viva, le parole sfrigolano, uggiolano ed il sangue ne e'come irretito. A volte mi fingo fachiro e sollevo dalla ferita la superficie irrimediabilmente scomposta. A volte sono piuttosto addormentata la' sotto, tra il guaio e la causa, come l'inguine che lega il passo alla sacca del buio piacere. Resto in contatto con ciò che mi sfianca, che calcifica piano , un'oscura, corposa lentiggine su cui nessuno poserà gli occhi se non a scanso dell'ombra.