Tre Cento quarantadue

Sono sfebbrata, la mia fronte una scogliera che asciuga piano, ancora manda l'alito insano della costipazione. Ma non compaiono più i sintomi a meta' giornata: la nera urgenza che mi fiaccava, il delirante, stizzoso solletico che la pagina alleggeriva. Lentamente recupero forze, mi solevo forse a mezz'asta, tengo lontana la plancia dal contagio del verso, la mano dall'inguine caldo delle parole. Li' la colonia prolifica con il suo seducente richiamo, ma da tempo mi chiamano sana, ho sudato via nella notte l'ultima carica, sfinito la cartucciera che prometteva faville. Alzandomi ancora tento l'ammaraggio sul rigo, una certa debolezza mi fa reliquia del male. Così di mio resta solo un inchino , un inginocchiatoio a cui sono stata devota e punita adesso mi osserva e ride aspettando la mia ricaduta.