Tre Cento quattro

Lascio le cose così, verdi, acerbe rachitiche e slavate,
senza una culla, una covata da presidiare, una gibbosa
sacca di sorprese. Lascio i semi inturgiditi e nani,tutti
concentrati nella loro incompiuta possibilità e quando
vogliono crescere, li acceco. Così le parole, annodate ed
informi,vedo i bulbi da cui so come tirarne fuori il manto
eppure li  trattengo da quel pianto lanoso, li preferisco
perennemente gravidi e senza urlo.
In qualche modo sono una strega che immobilizza
le cose, impiastricciandole di un eterno presente,
vado a caccia degli istanti  perchè mai si divincolino
da questa mia trappola e prendano la fuga del domani.