Tributo alla domenica

Sei tu il giorno flessibile,
meta anelata d’una lunga settimana,
che riempi la bocca di buone parole
e il cuore di speranze.
Il tuo nome induce a dolci pensieri,
beati programmi,
con te il tempo è da godere,
da gestire a piacimento;
il riposo per chi è affaticato,
le belle giornate all’aperto per chi rimane sempre rinchiuso,
gli acquisti per chi non ha mai tempo,
l’ozio per chi non ha mai voglia di far nulla.
Eppure pensarti è lieto diletto,
viverti è spesso logorante esercizio.
In te si riscopre la bistrattata routine,
il senso di una libertà solo teorica,
poiché liberi di certe abitudini,
per fare sprofondare in altre,
perché millanti grandi soluzioni,
ma fai pescare in un mazzo da cinque carte.
Sei culla di controindicazioni,
cara Domenica,
lavori sull’umore delle persone,
induci a riflessioni,
accendi luci che durante la settimana restano spente,
fai assaporare il gusto dell’illusione,
evidenzi la velocità del tempo.
E quando il sole scompare,
rendi cupi i pensieri,
spingi a riflessioni voraginose,
ispiri profondi scandagli interiori,
ma appena sei passata,
si torna ad aspettarti,
ad immaginarti bellissima.
Ciò che di te penso,
Domenica,
è che sei come il gioco per un bambino,
poiché è più bello anelarti che goderti.