Tutto tutto e tutto gli aridi mondi sollevano
Tutto tutto e tutto gli aridi mondi sollevano,
La pianura dei ghiaccio, il solido oceano,
Ogni cosa dall'olio all'urto della lava.
Città di primavera il coltivato fiore
Nella terra si svolge che ruota gli inceneriti
Paesi sopra un circolo di fuoco.
Eccoti adesso, mia carne, mio compagno nudo,
Mammella del mare, domani membruto,
Tarlo nel cranio, tu recinta e incolta.
Tutto tutto e tutto, l'amante della spoglia,
Sparuto come il peccato, schiumose le midolla,
Della carne ogni cosa sollevano gli aridi mondi.
Paura non ti arrechi il laborioso mondo, mia mortale,
Paura non ti arrechi il piatto, sintetico sangue,
Non il cuore in metallo costoluto.
Non temere lo stampo, il macinarsi semìneo,
Il grilletto e la falce, la lama nuziale,
Nè la pietra focaia nella percossa dell'amante.
Uomo della mia carne, mandibola spaccata,
La tenaglia e il serrame della carne ora conosci,
E la gabbia del corvo dagli occhi di falce.
Ora tu sappi mio osso, la leva articolata,
L'elica non temere che la voce avvolge,
Ed il volto all'amante respinto.
Tutto tutto e tutto gli aridi mondi accoppiano,
Ogni fantasma con la sua fantasima, l'uomo in contagio
Col grembo di sua gente senza forma.
Tutto ciò che dall'amnio e la mammella prenda forma,
Urto di carne meccanica contro la mia,
In questi mondi quadra il circolo mortale.
Fiore fiorisci al fondersi dei popoli,
O luce nello zenit, o bocciolo accoppiato,
E la fiamma in visione della carne.
Fuori dal mare, l'impeto dell'olio,
Occhiaia e tomba, sangue pretenzioso,
Fiore fiorisci tutto tutto e tutto.