Un diluvio universale

Quando la luce si volge all’eclisse
e il buio del giorno s’allunga
nel fondo della nostra retina
lasciandoci pietrificati, quando il black‐out della centrale elettrica
cresce come un’amnesia,
e le risorse umane ritornano al giavellotto,
alle punte di candele,
e le piscine di turisti si colmano
di fogliame isterico come una palude, quando l’ "hallo hallo hallo" dei telefonini
cadenzano una danza tribale
come un ultimo saluto da naufrago, quando il fulmine sibila nella televisione
e spaventa i capelli delle noci di cocco, quando possiamo vedere e possiamo sentire
lo scorrere di carnosi catenacci neri nelle nuvole, quando il vento grida come un uomo a cui è morta la moglie,
come un dio che ha perso la sua razza
e scuote con violenza i fili elettrici con le mani bagnate, quando il nome di Dio svanisce nei voli annullati
e in un terminal buio aspetta
la minerale pazienza dei passeggeri
come una mandria senza arca,
e sudore freddo cola dalle pelli argentate
di aeroplani vuoti…