Un istante di libero delirio

E il cammino gli sembrò infinito,
le soste, i letti, camere spoglie
d’anticaglie: pensò all’istante
di libero delirio, al martirio
di prevalenza, a gocce di collirio
alla luce della luna calante.
Chi fugge dall’ombra e dalle maglie
del buio all’alba di ogni vagito,

conosce i riflessi dell’acqua, puri
prima del sorgere delle connessioni
alla locanda dei cipressi del borgomastro.
E il ministro che scrisse all’amante
nelle pause elettorali, da brigante
a brigante, attese il corso dell’astro
declinante prima di leggere le traduzioni
dall’alfabeto venusiano di tutti i futuri

degli amori del pianeta. E di quel codice
cifrato, del segnale spiegato a baci
‐ciò che muore, vivrà sempre‐ la matrice
è conservata ad anni luce dal primo cuore
di titanio, con conio filmato nello store
della dea dell’amore. L’oscar all’attrice
migliore fu consegnato dal regista delle voci
scure, la barba grigia rasata a forbice.