Un vuoto a misura
Silenzio. Non è un suono, è una presenza
Che inghiotte il respiro, svuota la mia essenza.
Torno alla soglia, stanco, dopo il giorno,
E il cuore, ostinato, si aspetta un ritorno.
Gli occhi, traditori, si alzano al vetro, lo so,
Cercano l'ombra, il saluto che non verrà più.
Aspettano il gesto, antico e rassicurante,
La tenda che si muove, la tua mano distante.
Eravamo noi due, un cerchio perfetto e sacro,
Tu, madre e mondo, ogni mio atlante.
Il filo che lega il battito all'aria che respiro,
Per l'unico figlio, l'unico vero destino.
Ora la casa è vasta, cattedrale di assenza,
Ogni mobile urla la tua mancanza.
Ho novità pronte, pensieri che bruciano in petto,
Urgenze di gioia, o un timido difetto.
Mi volto, la bocca già pronta a raccontare,
Un gesto abitudinario, un bisogno di dare
A te, la mia sola ascoltatrice, il mio specchio,
La voce si spezza in un gemito secco.
Non c'è più il tuo posto a sedere, il tepore,
Solo il vuoto che preme e si fa rumore.
Ma nell'aria fredda, tra i mobili e i muri,
Sussurra un amore che non avrà mai futuri,
Ma vive nel sangue, nel ricordo, nel tempo,
Tu sei la radice, e io, per sempre, il germoglio.