M’inchiostro su strutture
di piombo
come se desiderassi
uccidere punte di colori
la luce sepolcrale
del razzismo
s’illumina ancora
di timbratura “doc”
voci, caratteri
onnipotentemente scolpiti
d’applausi di sindone
biancheggiano di normalità.
la ricerca dell’abisso
storico si perde
in lustro di cancellazione
allegorica
(non saremo mai esistiti)
non trasparirà traccia
di dignità, di verità diverse,
di vite non formattate
da compromessi pubblicizzati
in back‐up mnemonici
per assenza di cervello.
6 luglio 2009
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