Aida Diventa Una Signora

Si era nel pieno della seconda guerra mondiale voluta dall’allora beneamato Duce. Nell’anno 1943 le operazioni belliche non erano favorevoli alle truppe del ‘patto di acciaio’ stipulato tra Mussolini e Hitler), i frequenti bombardamenti degli allora non ancora alleati americani avevano messo in subbuglio la popolazione civile che viveva vicino a obiettivi strategici o nelle grandi città. Molti romani avevano abbandonato le loro abitazioni per rifugiarsi nei sobborghi della capitale tra questi Vittorio Colonna che, dal suo castello situato sulla via Aurelia aveva deciso di sfollare in una abitazione situata in un suo  terreno a Pavona frazione di Castel Gandolfo. Nella la suddetta località si sentiva al sicuro in quanto residenza estiva dei Papi. Una delle abitazioni era un antico grande caseggiato in muratura abitato in parte da Dario Famiglini conduttore del vicino terreno agricolo e dalla moglie Aida Fulgenzi che si interessava del pollaio e dell’orto. Nella stalla due vacche che oltre a fornire il latte venivano aggiogate all’aratro per arare il terreno. Un asino faceva parte dei residenti nella stalla. Prima dei bombardamenti il somaro veniva attaccato ad un carro per portare al mercato merce prodotta dal terreno. Altro  impiego: essere legato alla staffa della noria che portava in superficie l’acqua di un pozzo. Il passaggio del fronte dei tedeschi in ritirata ebbe come  conseguenza l’arrivo a Pavona, frazione di Castel Gandolfo del ‘padrone’ Vittorio ed in seguito anche di alcuni sfollati, la maggior parte della periferia romana che, dietro autorizzazione delle autorità occupavano le abitazioni sfitte delle frazioni capitoline. Vittorio, dalle ampie possibilità pecuniarie, aveva acquistato una casetta prefabbricata in legno prodotta dalla ditta romana ‘Domus Viridi’ specializzata nel settore, se l’era fatta montare vicino al lago sia per godere  del panorama sia per usufruire della libertà di non avere vicini di casa. Gli sfollati erano in maggior parte operai, dietro richiesta di Vittorio, e ben remunerati, cominciarono a sistemare gli interni del  vecchio edificio. Vittorio aveva adocchiato fra le sfollate qualche femminuccia particolarmente avvenente e  disponibile, le invitava a ‘visitare’ la sua casa sul lago. Il detto latino: ‘auro quaeque ianua panditur’ funzionava sulle signore e sulle signorine, il denaro faceva loro aprire i loro vogliosi ‘gioielli’. Con l’armistizio, da tutti augurato venne meno la ‘materia prima’ a Vittorio, tutti gli sfollati erano tornati alle loro case. Piacevole era  visione del lago,  si era affezionato a quei luoghi, i pasti  presso le varie trattorie erano di suo gusto. Una mattina tornò al suo ‘casermone’, Alida era alle prese con le sue galline. “Padrone posso fare qualcosa per lei?” Vittorio la guardò meglio, tutto sommato ancora valeva la pena di incontri ravvicinati: “Cara hai mai visitato la mia casa vicino al lago?” “Mi sarebbe piaciuto ma lei era interessato alle sfollate…” Un chiaro rimprovero invito. “Possiamo andarci anche subito, Dario non ritorna prima di sera.”  Dinanzi alla casetta in legno Aida mostrò meraviglia: “Non sapevo che esistessero, è bellissima.” Vittorio aumentò la dose: “Fresca ‘estate, calda d’inverno, ora siamo a luglio…” “Vorrei andare al lago ma non ho il costume…” Vittorio si fece più coraggioso: “In casa non hai bisogno del costume, spogliamoci così potremmo stare più freschi.” “Padrone io mi vergogno, nuda non mi ha visto nemmeno mio marito!” Cacchio, una puritana! “Io non sono tuo marito e mi piacerebbe…” Aida andò in bagno, dopo un po’ di tempo ritornò in camera da letto avvolta nell’accappatoio di Vittorio, dal profumo che emanava il ‘padrone’ comprese che si era fatta la doccia. Giustificazione: “A casa mia non abbiamo l’acqua corrente in bagno.” Si girò ed apparve nuda di schiena. Vittorio le si avvicinò e tentò di girarla. “Padrone mi vergogno…” “Lascia stare il padrone, chiamami Vittorio e soprattutto se ti vergogni chiudi gli occhi e girati. Aida chiuse gli occhi e si girò, Vittorio non aveva immaginato un si bel corpo, la fece distendere sul letto e cominciò a baciarle il firellino. Dopo poco tempo la ragazza ebbe delle vibrazioni  in tutto il corpo. “Mi sono sentita male…che m’è successo?” “Hai avuto un orgasmo.” “Non conosco la parola…” “Tu resta come sei e te ne farò provare un altro, è solo godimento.” Aida al secondo orgasmo comprese di che si trattava, mai l’aveva provato con suo marito. Restò ad occhi chiusi sdraiata sul letto, Vittorio andò in bagno, voleva finire il ‘lavoro’ iniziato, Quando uscì dalla toilette ‘ciccio’ era alla massima potenza, Aida se ne accorse: “Mio marito ce l’ha più piccolo, ho paura di farmi male!” Non si fece male, aveva il canale vaginale lubrificato dai precedenti orgasmi. Prima esperienza piacevole di ambedue. “Devo rientrare a casa, Dario sarà ritornato, è furbo, forse avrà capito quello che è successo fra di noi, domattina tornerò qui.” Dario immaginò quello che era successo fra sua moglie ed il ‘padrone’, fece finta di nulla, non fece domande ma nella sua testa si palesò un disegno ben preciso. “Moglie mia vorrei parlare col padrone per problemi che riguarda il terreno, per favore domandagli se possiamo vederci.” Da quella richiesta Aida comprese che suoi marito aveva accettato quello che era successo. La mattina successiva Aida andò nella  casetta in legno di Vittorio, fece la donna di casa cucinando per il pranzo per evitare di andare in trattoria, riferì all’amante quanto richiesto da Dario. Vittorio cercò di comprendere l’atteggiamento del contadino, decise di andarlo a trovare al lavoro, lo trovò che stava arando il terreno. “Dario se ti serve qualcosa…” “Padrone le mucche che lei vede sono vecchie e non ce la fanno più, vorrei…” “Possiamo sostituirle con due più giovani” “Io avrei un'altra soluzione, ho sentito parlare di trattori che sostituiscono gli animali nel tirare l’aratro…” Ecco dove voleva arrivare il furbacchione, avere un mezzo meccanico per fare lui stesso molto meno fatica nel coltivare il terreno. “D’accordo, domani andrò a Roma in un negozio che li vende.” “Padrone se lei è d’accordo verrei venire con lei per scegliere quello che più si adatti al nostro terreno.” Vittorio ammirò la furbizia tutta contadina di Dario, il suo scopo era quello di scegliere il migliore.” “D’accordo ci vedremo domattina, andremo a Roma con la mia Alfa Sport, prima cercherò di parlare con  un mio amico vigile urbano per avere le indicazioni su un negozio di trattori.“ Aida rientrò  a casa sua, Vittorio la mattina andò nel garage del casermone, aspettò l’arrivo di Dario e con la Alfa Sport  presero la via di Roma. Ad un vigile che dirigeva il traffico: “Sono un cugino di Gigi Villoresi un suo collega, non riesco a rintracciarlo, può lei gentilmente indicarmi un  negozio che vende trattori?” “Vada in via Prenestina, appena l’imbocca troverà sulla destra l’Agricola Bonsignore’.” Grazie e buon lavoro.” Il signor Bonsignore era un cinquantenne panciuto che sostava all’ingresso del suo esercizio. Accortosi dell’auto di lusso che stava parcheggiando dinanzi al suo negozio aprì la portiera di destra. “Benvenuti, sò a vostra disposizzione.” “Vorremo vedere qualche trattore.” “Io sò er  rivenditore dei mejio trattori de Roma e puro de quelli meno cari.” Dario entusiasta salì su vari mezzi ed infine: “Per me il migliore è questo.” “Er signore c’iha l’occhio lungo, ha scelto er mejo.” “Non ho con me dei contanti, posso firmarle delle cambiali.” Vittorio non voleva fare sfoggio di troppa ricchezza. “Io de solito non le accetto ma vojo fidamme, me firmi stè quattro cambiali, me lassi er suo indirizzo, je farò recapità er trattore dove dice lei.” Due giorno dopo in cortile entrò un camion da cui due operai misero a terra il trattore. Da un finestra Aida vide tutta la manovra, pensò che suo marito era riuscito a fregare Vittorio, le corna avevano avuto un buon risarcimento per il cocu. Dario suscitò l’invidia di suoi colleghi che, citandolo ai padroni dei loro campi da loro coltivati chiesero lo stesso trattamento, inutilmente, il trattore era troppo costoso. Aida pensò che in fondo la sua cosina valeva un bel po’ di soldi. Vittorio malgrado la stangata pecuniaria era felice, Aida dormiva permanentemente nella sua casa in legno e stava facendo molti progresso nel campo sessuale. Il primo a cadere sotto i colpi di ‘ciccio’ fù il popò seguito da altre raffinatezze come il rinvenimento nella sua vagina del punto G che la portò ad un orgasmo lungo e molto soddisfacente lasciandola senza forze. “In questo campo sei un dio.” Vittorio pensò: ‘Si del cazzo!’ Il tempo passava, Aida era diventata praticamente la moglie di Vittorio, il marito arava i campi felice fregandosene di non aver più vicino la consorte, un trattore valeva molto più delle corna. Il cervello da contadino di Dario funzionava perfettamente, un po’ meno quello di Vittorio che sentiva la vecchiaia avvicinarsi a grandi passi. Un pomeriggio Vittorio ed Aida andarono al casermone, trovarono Dario che stava strigliando l’asino. “Padrone stavo pensando proprio a lei, come può vedere la bestia non ce la fa più a girare intorno al pozzo per portar su l’acqua, ci vorrebbe la luce elettrica per mettere un motorino e mandare in pensione l’asino, anche casa ci guadagnerebbe, ormai la luce ce l’hanno quasi tutti. Vittorio pensò di accontentare Dario, in fondo i suoi soldi, morto lui a chi sarebbero andarti? Due giorni dopo una squadra di elettricisti si mise all’opera per installare un impianto elettrico al caseggiato che arrivava sino  al pozzo. Il giorno successivo l’impianto entrò in funzione con l’allacciamento alla rete nazionale. L’umore di Dario era alle stelle, nessuno dei suoi colleghi aveva potuto ottenere quello che lui era riuscito ad avere. Nel frattempo Aida stava usufruendo delle comodità ottenute col denaro dell’amante. Per prima cosa aveva assunto una contadina viciniora cui aveva affidato il pollaio e l’orto, aveva imparato a guidare l’Alfa Sport con gli insegnamenti di Vittorio, conseguì la patente  di guida e talvolta andava a Roma da sola. Si era fatta indicare un istituto di bellezza dove venne accolta a braccia aperte, le clienti come lei erano mosche bianche.  Al ritorno  incontrò Vittorio che rimase basito, Aida era diventata una miss, capelli rivoluzionati nel taglio e nel colore, viso truccato con molta sobrietà, anche il guardaroba era cambiato come pure le scarpe, nulla la faceva assomigliare alla contadina Aida. Vittorio decise di ritornare ad abitare nel castello di via Aurelia, insieme ad Aida  comunicò la novità a Dario che fece loro gli auguri presentando un ultima richiesta: “Per il trasporto di merci mi occorrerebbe un camioncino.”  Fu accontentato. La ragazza si era affezionata Vittorio che pian piano stava visibilmente invecchiando, Aida lo stava amorevolmente curando accompagnandolo dai medici e somministrandogli le medicine che gli venivano prescritte. Purtroppo il cuore di Vittorio cedette di colpo, una mattina Aida cercò di svegliarlo, niente da fare, un infarto l’aveva portato alla morte. Ai funerali, civili per espressa volontà di Vittorio  parteciparono  solo  Aida e Dario, tumulazione nella tomba di famiglia. Il  marito di Aida si fece avanti, voleva riprendere i rapporti con sua moglie, ebbe un rifiuto, Aida all’ex marito lasciò la casetta in legno. Vittorio le era rimasto nel cuore e non intendeva tradirlo. Diventata ormai una signora in tutti i campi, Aida si iscrisse ad una società laica per aiutare i più bisognosi, era soddisfatta di poter impiegare il suo tempo ed i suoi soldi per un’opera di bene.