AMORI INCROCIATI

Il tenente Alberto Marcozzi era il comandante di un plotone di soldati dell’Esercito Italiano di stanza in Marocco, il governo italiano aveva l’accettato la richiesta del presidente di quella nazione di inviare un contingente militare per addestrare le sue forze di sicurezza. Il tenente aveva fatto domanda per ottenere quel trasferimento per puro spirito di avventura non per lo stipendio molto più elevato di quello che percepiva in Italia, per sua fortuna la madre era abbastanza ricca e generosa oltre che orgogliosa del suo unico figlio maschio. Il nonno Alfredo era commissario di Pubblica Sicurezza al tempo della dittatura fascista, si era dovuto dimettere dal suo incarico per non dover obbedire ad accusare ingiustamente due antifascisti che non avevano avuto nulla a che fare con l’uccisione di un ‘avanguardista’, colpevoli erano stati i suoi compagni di partito. In Alberto erano profondamente inculcati i principi di democrazia, nel libro di storia aveva appreso con orrore della fucilazione ordinata da Mussolini del marito di sua figlia Edda, il conte Galeazzo Ciano. Il padre di Alberto, Armando mutilato ad una gamba per un incidente stradale era sfuggito alla sorte dei suoi coetanei morti in Russia. Gli avevano raccontato di soldati italiani inviati a combattere nella Repubblica Sovietica con fasce al posto dei calzini e di scarpe di cartone pressato! Alberto era venuto a conoscenza di una ragazza marocchina che andava a piedi per chilometri e chilometri sia nella sua patria che nella vicina Tunisia per incontrarle donne e promuovere i loro diritti civili. Loubna Bensalah un giorno era entrata nel campo del contingente dell’Esercito italiano per ringraziare i soldati del loro impegno, impegno che talvolta pagavano con attentati da parte degli estremisti islamici. Alberto la condusse nel piccolo bar, si fece spiegare in francese il suo progetto simbolico‘I walk with her’. Avrebbe voluto aver con lei altro tipo di rapporto, la ragazza oltre che intelligente era anche smaliziata: “ Je lis sa pensée, un dicton de nous: si vous voulez tomber dans la tentation faites‐le discrètement, désolé ici ce n’est pas possible.” Alberto comprese che non era il luogo adatto per…, si diedero appuntamento in Italia per il suo progetto. Ai primi di luglio fortunatamente Alberto rientrò in Italia, il clima in Marocco era terribile di giorno e freddo di notte, Roma gli sembrò un Paradiso. Il tenente era quello delle sorprese, non aveva avvisato la moglie Arianna del suo rientro in Patria. Fece fermare il tassì dinanzi al portone di casa sua in via Ludovisi, prese a trasportare i suoi bagagli all’interno del portone quando si presentò Luigi Proietti il portiere che: “Bentornato Alberto, non ti aspettavamo così presto, durante la tua assenza sono successe tante cose in questo condominio, la signora Catena Belfiore è morta, era molto malata, al suo posto è subentrata un’altra vedova la signora Rosaria Sangemini con tre figlie che non fanno altro che combinare casini, il commendatore Angelo Pileri è passato a miglior vita e…” “Gigetto l’elenco dei feriti e dei morti me lo farai un’altra volta, sta scendendo l’ascensore.” Ne uscì un signore sulla cinquantina che Alberto riuscì appena ad intravedere, andava di fretta ma ebbe il tempo di mettere in mano a Gigetto una banconota. Alberto arrivato al suo piano con l’ascensore aprì la porta d’ingresso con le chiavi che aveva con sé , trasportò i bagagli all’interno dell’abitazione e stava per andare nel salone quando improvvisamente uscì dal bagno Arianna scarmigliata. “Mi stavi facendo prendere un accidente, sempre il solito, mi potevi avvisare!” “E allora che sorpresa sarebbe stata, cara mi sei mancata tanto, non vedo l’ora…” “Ho avuto una notte pessima, mi sono addormentata solo all’alba, dammi il tempo di sistemarmi.” Alberto era ordinato di natura, si tolse le scarpe, trovò nel comodino le pantofole, andò in bagno per rasarsi e per una doccia rilassante e considerato che la moglie non si faceva viva si sdraiò sul letto e si appisolò. Una mano delicata svegliò il bell’addormentato: “Caro sveglia, si fa sera…” Alberto era nel fantastico mondo dei sogni, un piacevole profumo gli solleticava le nari, un’acqua di colonia giapponese da lui conosciuta…finalmente aprì gli occhi, l’immagine a lui cara di una Arianna sorridente, si girò per scendere dal letto ma cadde in terra, aveva dormito non nella solita parte del giaciglio matrimoniale. “Cara spero di non essermi rimbambito in Africa, di solito dormivo dall’altra parte del letto, quella che quando sono entrato in camera era disfatta.” “Uno che torna a casa dopo un anno va a controllare…” La signora si era vestita come se dovesse andare a dormire, sopra il babydoll una vestaglia trasparente. Il pisello di Alberto a lungo a stecchetto improvvisamente si svegliò e chiese di fare la sua parte, fu accontentato a lungo…Il post coito svegliò un altro senso, quello della fame, Alberto gustò la cena, aveva dimenticato i sapori romani, finalmente si sentì a casa. Si fece viva per telefono mamma Renata che abitava a Viterbo, rispose Arianna. “Che fa l’amore mio, è dimagrito, sta bene…” “Ha appena fatto il porcellone sia a letto che a tavola te lo passo.” “Mammina, volevo inviarti una mia foto dal Marocco ma non è stato possibile, prima di partire mi ero messo in testa di acquistare una Lamborghini Huracàn, ora lo farò ma mi mancano 100.000 Euro.” “Lo sai che puoi contare sempre su di me, ma da quello che me ne intendo… che ne dici di acquistarne un’auto meno veloce, mi sentirei più sicura.” “Va bene mammina cara, ripiegherò su una Maserati Quattroporte ma mancano sempre i soldi per acquistarla in contanti.” “Mandami il tuo Iban, li avrai presto, salutami Arianna, mi è sempre piaciuta, è una ragazza seria.” Una sera seduti in un caffè all’aperto vicino casa Marianna: “Ho conosciuto a teatro una coppia simpatica, lui è un gioielliere e lei è titolare di una sartoria di lusso per donne, abbiamo fatto amicizia, ho comprato nella sua boutique un vestito, mi ha fatto lo sconto mi ha anche invitato nella loro villa al Parco della Caffarella, ho detto che ci sarei andata in tua compagnia appena fossi tornato dalla missione in Marocco.” Alberto fu fortunato, alla concessionaria della Maserati ebbe la buona sorte di trovare pronta per la vendita la macchina da lui preferita, di color grigio completa di tutti gli accessori. La mattina successiva al cellulare: “Caro Patrizio mio marito è rientrato in Patria, quando vorrete potremo venire a trovarvi.” “Va bene domani domenica, non venite prima delle dieci, io e Irene almeno i giorni festivi amiamo dormire fino a tardi.” Alberto preferì un abito sportivo, Arianna una minigonna a fiori con camicetta scollata, al collo una collana d’oro con appeso un clown in avorio. “Cara non è che i tuoi amici si scandalizzano e poi non mi ricordo dell’acquisto di quella collana.” “Non so se te l’ho riferito che Patrizio Marcovaldo è un gioielliere, in occasione del mio compleanno ti ha sostituito col regalo che tu non mi hai potuto fare, è quasi un padre per me!” Le parole ‘sostituito’ e ‘padre’ non suonarono bene all’orecchio di Alberto anche perché si era accorto che la generosa consorte non aveva indossato il reggiseno con ovvie conseguenze..che in Italia fosse cambiati i costumi durante la sua assenza? Ricordando la saggezza degli antenati latini col detto: ‘Silentium est optimum responsum’ il tenente passò oltre, si rasserenò vedendo la sua Maserati posteggiata sotto casa. Satellitare auxilium arrivarono in mezz’ora alla villa dei marchesi Marcovaldo. Era accaduto spesso che andando a casa di amici venisse accolto dal latrare furioso dei cani da guardia, niente di tutto ciò: al loro arrivo dinanzi al cancello si presentò un cane bianco dal pelo lungo che scodinzolava in segno di benvenuto. Solo lo strombazzare del clacson fece venir fuori dal portone della villa una signora con camicia da notte e vestaglia: “Vi apro subito il cancello, entrate in casa, Ras è un cane dalla indole buona, ora sveglio quel dormiglione di mio marito.” I proprietari della villa impiegarono molto tempo prima di presentarsi in tenuta sportiva dinanzi ai coniugi Marcozzi. Si avvicinò per primo Patrizio: “Ieri sera abbiamo fatto bisboccia con gli amici, sta arrivando mia moglie, per celia talvolta l’appello col suo titolo nobiliare: signori la marchesa Irene Lombardo Stronati in Marcovaldo.” Patrizio si ‘beccò’ uno sguardo inceneritore della consorte che dimostrò di avere un bel caratterino ma non con gli ospiti. “È un piacere conoscere il rappresentante delle forze armate, mio padre era un colonnello dell’Esercito, andiamo a sederci in una panchina all’ombra, Arianna non immaginavo che avessi un marito tanto giovane, potrebbe essere mio figlio!” “Mia moglie per vezzo talvolta vuol fare la parte della vecchia castellana ma non ama le persone mature…” Altro sguardo di fuoco, Patrizio non ne azzeccava una. Si sedettero in due panchine separate, Alberto vicino ad Irene e Patrizio molto vicino anche troppo ad Arianna. “Signora marchesa…” “Anche se non sono romana sa che le dico anzi ti dico ‘Lassa perde!’ io e mio marito amiamo avere confidenza con la persone che conosciamo, Alberto parlami della tua esperienza in Marocco.” “Niente di particolare, ho conosciuto non da vicino come avrei voluto una suffragetta che cercava di cambiare la mentalità dei suoi compaesani in fatto di diritti femminili, tale Loubna Bensalah che presto verrà in Italia per il resto solo pattugliamenti per evitare che i ribelli combinassero guai, cambio discorso, guardando bene in faccia tuo marito mi sembra un viso conosciuto ma non ne sono sicuro, ho visto troppa gente negli ultimi tempi.” Irene prese sotto braccio Alberto molto confidenzialmente, Ras li seguì sino al vicino laghetto strofinando il muso sulle gambe della padrona: “Mi piacciono le persone affettuose, non ho voluto dei cani da guardia, Ras talvolta dorme sul mio letto anche quando sono in compagnia…” Capisca chi vuol capire, Alberto guardò meglio Irene, aveva i capelli bianchi con sottofondo celeste raccolti a chignon, naso e bocca regolari, occhi neri molto espressivi. Alberto colse l’idea che la marchesa aveva in mente, prima l’abbracciò e poi vista la non resistenza dell’interessata prese a baciarla in bocca, ‘la sventurata rispose’, più che un risposta fu un assalto al quale rispose’ il ‘ciccio’ di Alberto sempre in agguato, un vero assalto di Irene che lo prese dolcemente in bocca con l’ovvia conseguenza. I due rimasero senza parole, ripresero ad abbracciasi come vecchi manti, dopo un pò giunse loro la voce di Patrizio: “Vi siete persi nel bosco, dove siete?” Irene: “Non far tanto chiasso, stiamo venendo…” non rendendosi conto del doppio senso della frase. La trattoria ‘La Caraffa’ era abbastanza vicina alla casa di Patrizio e di Irene, furono accolti dal proprietario romano panciuto e allegrone: “Vedo che avete un nuovo ospite, se permettete faccio io, vino bianco Verdicchio che innaffierà il pesce arrivato fresco stamattina.” Gli unici che non parlavano erano Alberto ed Irene con solito Ras vicino a lei speranzoso di qualche buon boccone, Patrizio scherzava con Arianna facendo rimarcare le sue tette al vento. Al ritorno fu Arianna a guidare la Volvo di Patrizio, sicuramente non era la prima volta, la sua guida era fluida e veloce. “Ragazzi non è il caso che ritorniate a casa vostra, domattina i nostri negozi sono chiusi, dormirete da noi, niente cena, il pranzo era abbondante.” Irene aveva preso in mano la situazione, evidentemente voleva fare un ‘pisolino’ in compagnia del tenente ed infatti dopo qualche ora di televisione: “Caro Alberto non so se conosci l’inglese che ne dici di un ‘wife swapping?” Arianna:” l’inglese lo conosco io, buona notte.” Il detto britannico fu messo in atto, Ras seguì la coppia Alberto ‐ Irene, Patrizio: “Quel figlio di cane non mi considera proprio, volevo procurargli una cagna in calore, può fischiare…” Irene guardò in faccia suo marito,era proprio un infantile! In bagno Alberto ed Irene ‘scoprirono’ i loro corpi, anche se cinquantenne la padrona di casa era ancora appetibile, il quel momento dimostrava la sua eccitazione; il ‘batacchio’ di Alberto ben presto arrivò alla massima altezza, Irene prese in mano la situazione, posizionò lo ‘stantuffo’ a metà della sua vagina, trovò il suo punto G e da quel momento fuochi artificiali. Patrizio ed Arianna nella stanza vicino: “Mi sa che tua moglie mi distrugge il marito, fa sempre così?” “Non, è molto tempo che non porta a casa nessuno, tempo addietro si era innamorata di un giovane che l’aveva lasciata sposando una ragazza della sua età, aveva giurato che…ma mi accorgo che ha trovato il pane per i suoi denti! La sceneggiata dei due durò a lungo fin quando Alberto alzò bandiera bianca. Alle undici tutti in cucina insieme alla cameriera Matilde che: “A quest’ora vi preparerò il ‘brunch’ come lo chiamate voi.” Sul far della sera i coniugi Marcozzi fecero ritorno al proprio appartamento dandosi appuntamento a casa loro con gli amici per il week and successivo. Alberto a metà settimana fu raggiunto da una telefonata di Irene: “Caro ti ho pensato tanto, non vedo l’ora che venga sabato, ho pensato ad un regalo per te, vai nel negozio di scarpe ‘The Best Shoes’ dove indirizzo la mia clientela femminile, hanno anche scarpe da uomo, li ho avvisati, fai il mio nome.” Alberto pensò:? Mia moglie è piena di gioielli donatile da Patrizio, io…” Fece una scorta di scarpe di tutti i tipi: adatti al mare, alla città ed alla montagna, si fece portare la merce troppo ingombrante direttamente a casa, Arianna alla vista di quel ben di Dio: Mi hai dato un’idea, anch’io ho bisogno di scarpe!”