Anni cinquanta

Negli anni cinquanta durante il mese di dicembre si riunivano le famiglie per onorare il Natale ed il Capodanno, alcuni membri erano assenti per loro poco felice scelta: avevano offerto ‘il loro petto alle armi del nemico’ come da detto fascista ma erano rimasti fra i ghiacci sovietici muniti di scarponi di cartone e di fasce al posto dei calzettoni. Una loro sciagurata canzone: ‘Duce non darmi il pane ma dammi il fuoco del mio moschetto!’ Conclusione morivano pure a stomaco vuoto! Forse l’unica frase veritiera: ‘il passato è dietro le nostre spalle, l’avvenire è il nostro.’ Dinanzi ai piatti appetitosi preparati dalle signore c’erano i commensali: Fefè, la consorte Lilli, il figlio Luciano, Armando la moglie Mecuccia, i figli Vasco ed Alberto, Iolanda, il marito Antonio, la figlia Pinuccia. La padrona della villa dove avveniva la riunione, Maria, era la più titolata: vedova di Peppino Capo Stazione Superiore di Foggia morto sotto i bombardamenti degli allora non ancora alleati, ultimo non particolarmente allegro Oddo, la moglie Lidia e la figlia Letizia. Il cotale aveva combattuto in Spagna a fianco delle truppe fasciste di Francisco Franco, furbescamente era scampato in tempo prima dell’avanzata degli alleati. Alla fine del pasto Oddo aveva riferito di particolari case chiuse in Spagna in cui si era imbattuto in donne con qualcosa in più: avevano sia il fiorellino che il membro. Grande stupore da parte dei presenti, ai tempi del Fascismo sarebbe stato o stata contraria alle puritane leggi mussoliniane con gravi conseguenze a suo carico. La padrona di casa Maria era una donna considerata benestante: aveva una sostanziosa pensione quale vedova di guerra di un alto funzionario. Altri fortunati: Fefè quale proprietario terriero: la terra fornisce sempre di che sopravvivere anche in tempo di guerra ed Antonio Procuratore delle Imposte Dirette inviato per servizio in una località sconosciuta: Tricarico in provincia di Matera. Finale del racconto: unico sopravvissuto Alberto, lo scrivente, malgrado il passaggio negli anni di malattie varie, anche tumorali, visite continue del medico di base, di specialisti in ogni campo, di farmacie fornitrici di prodotti sconosciuti, di assunzione di numerose medicine già dalle cinque di mattina e di amici secondo loro spiritosi: “Ancora campi?” Allora nessun lato positivo? Uno solo ma importante: matrimonio con la deliziosa Anna di ventisei anni più giovane, forse non ho ancora perso tutto il mio fascino che mi ha portato negli anni passati ad assaggiare tanti fiorellini profumati…