Assenza

Mi sono svegliata all'improvviso e mi guardo attorno. La casa così silenziosa attrae la mia attenzione. Il pallido sole del pomeriggio filtra attraverso le fessure della serranda, e io mi accorgo che sto piangendo. No, non sto piangendo: ho soltanto il viso bagnato. Ho pianto dormendo. Mi metto in guardia. Cosa vuoi, mi chiedo, cosa vuoi, risponditi, cosa vuoi. No, aspetta, prima di risponderti pensa bene. Non è il momento di volere grandi cose, importanti, decisive, sconvolgenti. Non è il momento, lo sai, questo è il momento delle piccole cose. Gli occhi fissano il soffitto e si riempiono di lacrime. Ingoiale, ingoiale, fai presto, concentrati su quello che vuoi, che vuoi adesso, subito, anche banalità, non importa, ma immediate, è urgente. Cosa vuoi adesso, subito, risponditi. Mi sento smarrita: adesso, subito, non ci riesco, troppo in fretta, troppo in fretta.Respiro profondamente e arriva la risposta, sì, invece lo so cosa voglio adesso: voglio che niente interrompa questo silenzio che mi protegge. Che non suoni il citofono, non suoni il telefono, che nessuno parli, cammini, apra o chiuda una porta, che nessuno accenda la televisione. Voglio che questo silenzio non si interrompa, che tutti i miei sensi rimangano così attenti, tesi ad ascoltare tutto il meraviglioso nulla che contiene, a misurare il suo spessore: una coltre che mi avvolga come ovatta, così consolante da illudermi che non mi manchi niente.