Avventure eoliane

Da buona eoliana Rosalia Famularo era molto attaccata alla sua terra di origine, Stromboli isola diventata famosa allorché il regista Rossellini vi aveva girato un film e si era innamorato di Ingrid Bergman la protagonista, l’aveva sposata cornificando Anna Magnani che aveva giurato eterna vendetta nei suoi confronti. La vita di Rosalia era stata contrassegnata dalla sparizione misteriosa di suo padre Bartolo il cui cabinato ‘Il Piacere’ era stato trovato all’ancora nel vicino isolotto Strombolicchio senza nessuno a bordo. Gli isolani avevano avanzato le ipotesi più bizzarre: fuitina con una turista conosciuta durante l’estate, rapimento e ‘ammazzatina’ da parte di un marito cocu (Bartolo godeva fama di essere un ‘tombeur de femme), arruolamento nei servizi segreti… Dopo un po’ di tempo la notizia non fece più notizia. La figlia Rosalia (Lia) era troppo piccola di età per ricordare l’episodio, sapeva solo di essere orfana di padre. Per sua fortuna la madre Laura (Lalia) Cucinotta era ricca di famiglia. Lia era cresciuta negli agi, aveva frequentato le scuole a Lipari sino al raggiungimento della maturità classica. Studiando letteratura italiana si era imbattuta nel poeta D’Annunzio che, alla fine dell’ottocento aveva scritto il romanzo ‘Il Piacere’, ricollegò lo scritto con il nome del cabinato di suo padre ancorato all’ancora a Stromboli in una spiaggia lontano dal molo. La ragazza si era iscritta alla facoltà di Medicina all’Università di Messina, aveva vent’anni. Era stata la mamma ad indirizzarla verso quella facoltà con la speranza che, una volta laureata la figlia prendesse il posto del vecchio dottore in pensione, Nino Cusolito assegnato a suo tempo a Stromboli quale medico di base. Il sanitario si era dimostrato poco efficiente ed inadeguato alle esigenze dei pazienti. Rosalia aveva stretto amicizia con una compagna di corso messinese Carmela Fenech, dietro invito di quest’ultima era andata ad abitare nella abitazione della collega in uno spazioso attico in via Tommaso Cannizzaro. Lei e la cugina Marilena Serraino, ambedue studentesse universitarie erano molto differenti in quanto a fisico. Carmela bionda alla Marilin Monroe (con questo soprannome era conosciuta dagli amici), Marilena mora, più alta di statura, fisico massiccio, grandi occhi molto particolari di un dorato azzurrino, tette e popò alla grande, vita stretta insomma quello che i volgaroni chiamano comunemente ‘un gran pezzo di ‘f..a’. Milazzo, due luglio, le ragazze in vacanza erano alla biglietteria degli aliscafi, Rosalia chiese di acquistare tre biglietti per Stromboli. Intervenne Carmela: “Noi due ci fermiamo a Ginostra, me ne ha parlato bene un’amica naturista, io e mia cugina amiamo la libertà, per un po’ di tempo niente luce, televisione e telefonino, dopo Ferragosto potremo tornare al caos di Messina ma per questi giorni: viva la libertà!” Rosalia perplessa non fece commenti, bello il concetto di libertà ma Ginostra era solo una piccola frazione dell’isola, per approvvigionarsi c’era un solo store ‘da Antonino’ in cui si potevano acquistare solo beni essenziali per la sopravvivenza. Il titolare del negozio era uno stromboliano rientrato dall’Australia nostalgico della località di nascita e con un bel gruzzolo di soldi raggranellati durante la permanenza nella terra dei canguri. Carmela e Madrilena sul molo della frazione trovarono una signora anziana con in mano un cartello col loro nome, si avvicinarono alla vecchia che senza presentarsi le precedette in un sentiero che portava ad una capanna. Finalmente si fece uscire il fiato dalla bocca: “Ci sono due letti da campo, un sacco a pelo, nell’armadio un po’ di biancheria, risparmiate l’acqua ne arriva poca quando arriva, nel cesso un water ed un lavandino, se restate sino al quindici agosto sono 2.000 Euro in contanti.” Incassato il denaro la vecchia sparì dalla circolazione insalutato ospite. Dopo un attimo di stordimento le due scaricarono le spalle dello zaino e misero le loro cose nell’armadio. Rosalia giunta al porto di Stromboli si era poi recata nella sua abitazione di via Fico Grande dove la madre Laura la accolse con lacrime di gioia. Dopo due giorni Rosalia non resistette al tran tran casa ‐ spiaggia, non accettò la corte di un giovane villeggiante, andò da un vecchio amico Battista Scibilia titolare di un’officina meccanica, gli fece sistemare l’imbarcazione di suo padre con cui la mattina successiva prese la ‘via’ per Ginostra. All’arrivo si rese conto che il piccolo molo era tutto occupato da altre imbarcazioni, si spostò di un centinaio di metri più a est finché trovò una piccola caletta dove arenare il cabinato. A piedi si inerpicò su una erta, raggiunse la parte nord della frazione e da lontano scorse Marilena e Carmela nude intente a farsi ‘baciare’ dal sole. Si avvicinò loro, giunta nei pressi lanciò un ‘Loloòio!’ vecchio grido degli indiani nei film western. Quell’urlo fece uno strano effetto sulle sue due amiche che corsero all’interno di una capanna e ne uscirono con indosso un costume a due pezzi. “Vi chiedo scusa se vi ho spaventate!” Marilena: “Non sapevamo chi potesse essere, a te piacciono le sorprese?” “Da piccola mia mamma me le faceva trovare il giorno della Befana in una calza oppure dentro le uova di Pasqua, di che si tratta?” “Una mia situazione personale, o prima o poi..guarda…” Marilena si era sfilata lo slip e…sorpresa sorpresa ne era uscito fuori un batacchio piuttosto lungo. “Dì la verità non te l’aspettavi.” Lia volle fare la disinvolta: “Al giorno d’oggi non ci si meraviglia più di niente, possiamo prendere il sole in tre, anch’io mi tolgo il costume.” Dopo un po’ Rosalia: “Ho paura di scottarmi, indosso il copricostume, andiamo verso il mare, una sorpresa per voi.” Si avvicinarono alla caletta. Carmela: “Non mi dire che quel motoscafo è tuo, non vedo l’ora di farci un giro nelle isole.” Non fu possibile acconsentire al desiderio di Carmela, Rosalia scorse da lontano un motoscafo della Capitaneria di Porto che si avvicinava. “Ragazze scappiamo, non ho la patente nautica, i marinai potrebbero elevarmi una grossa multa e forse il sequestrarmi l’imbarcazione!” Le tre mogie mogie rientrarono nella capanna, il pranzo: ‘pane, formaggio, scatolette di pesce, olive, cetrioli e frutta sciroppata in boccia, caffè solubile, niente zucchero. Alla fine del ‘frugo pasto’ Marilena entrò nella capanna e raggiunse le due amiche con in bocca una pipa fumante. “È il tabacco ‘Latakia’, Lia ti piace l’odore?” “Pensavo che le naturiste avessero altri vizi…” “Se la pensi così ti dico che ho anche del ‘Papaver Somniferum Album’ molto difficile da trovare, me l’ha regalato u mio amico siriano.” Lia aveva altri pensieri per la testa anzi solo uno, come ritornare a Stromboli col motoscafo. Al telefonino: “Battista sono Rosalia, sono a Ginostra col cabinato di mio padre, un favore: c’è un motoscafo della Capitaneria di Porto in giro di ispezione, non ho la patente nautica, non posso guidare il cabinato che è posteggiato qui, dovresti venire qui con l’aliscafo indi portarmi a casa mia.” “Quell’indi fa tanto professoressa, domattina sarò da te a Ginostra, buona notte!” Battista fu di parola solo in parte, arrivò si a Ginostra ma col suo motoscafo posteggiandolo vicino a quello di Rosalia giustificandosi: “Il comandante dell’aliscafo, partito da Napoli, via radio ha comunicato che, causa il numero eccessivo di passeggeri a bordo non avrebbe fatto scalo a Stromboli e a Filicudi.” Rosalia non gli credette, pensò ad un secondo fine della venuta di Battista col suo motoscafo, aveva conosciuto il giovane allorché studiavano ambedue a Lipari, non ci pensò più di tanto. Apprezzò l’indifferenza con cui Battista si comportò alla visione delle due cugine, il giovane era attratto solo da lei. Solito pranzo frugale in quattro, gita a piedi all’interno della frazione, rientro, cena. Le due cugine dentro la capanna, Rosalia e Battista all’esterno sdraiati sul sacco a pelo. “Caro vedo un bozzo sospetto…” “È l’atmosfera romantica, luna piena, cicale che friniscono, intenso profumo di donna…” Rosalia anche lei eccitata si liberò dei vestiti e: “Son qua, tutta tua!” era una battuta ed anche un invito ben presto assecondato da Battista che: “Scusa un attimo…” Il giovane si era recato all’interno della baracca ed era ritornato con due condom. “Cara non vorrei…” Dapprima prese a baciare il clitoride della compagna, dopo un di lei orgasmo Indossato un preservativo fece entrata trionfale nel fiorellino di Lia e dopo la eiaculata rimase in fica. Fu Lia che: “Caro non ha mai provato il getto di un pene all’interno della mia cosina, che ne dici di…” Batt. non se lo fece ripetere, entrò delicatamente senza condom nel fiorello che rispose alla grande alla sua eiaculazione sul collo dell’utero, forse la ragazza aveva provato anche un orgasmo con lo sfregamento del punto G fatto sta che prese a baciare in bocca freneticamente il suo compagno. Passata la tempesta i due preferirono entrare nel sacco a pelo dove rimasero sino a quando: “Cara, i due zozzoni sono qua…” Marilena aveva informato l’amica del ritrovamento dei due che, senza forze ed anche ancora insonnoliti restarono sino all’ora del pranzo all’interno del sacco a pelo. Battista telefonò al suo aiutante di officina Stellario Pergolizzi: “Stella di papà prendi il primo aliscafo che attracca a Stromboli e fermati a Ginostra, devi riportare indietro il mio motoscafo.” Il giovane aiutante giunto a destinazione, alla vista delle tre bellezze: “ Capo che ne dici se passo anch’io la notte a Ginostra?” “Il capo dice di no, ti accompagniamo sino alla caletta dove troverai il natante.” Sconsolato Stellario prese la via del mare lasciando gli occhi sulle tre, quando mai gli sarebbe capitata un’altra occasione. Il giorno successivo Battista in compagnia di Lia aveva riportato il cabinato a Stromboli. Il giovane, ‘in tutt’altre faccende affaccendato’ si dedicava poco al lavoro dell’officina, spesso veniva sostituito dall’aiutante che, come ricompensa ebbe raddoppiata la paga. Lia al rientro a casa sua:”Mamma che ne diresti di diventare nonna?” “Non mi dire…” “Ti dico!” ‘Iddu’ il vulcano di Stromboli dall’alto dei suoi novecento metri avrebbe assistito alla nascita di una nuova creatura.